lunedì 20 ottobre 2008

Cesare Novelli e Rino Giuliani : IFS in Germania


Promossi dall'Istituto Fernando Santi di Saarbrücken (Germania) il 17 ottobre scorso si sono svolti alcuni incontri nei quali sono stati presi in esame gli avvenimenti più rilevanti riguardanti gli italiani all'estero.
Agli incontri hanno partecipato il presidente ed il vicepresidente dell'Istituto Cesare Novelli e Rino Giuliani. Nella mattinata la delegazione insieme a Gioacchino Di Bernardo dell'Istituto F. Santi del Saarland si è incontrata con la console d'Italia Susanna Schlein affrontando insieme, in particolare il tema dell'associazionismo nel Saarland , la sua attività e le sue potenzialità.
Su invito del conduttore Pasquale Marino a fine mattinata nella trasmissione "Mezz'ora italiana" della Radio di stato Novelli e Giuliani hanno risposto alle numerose domande sull'attuali attività svolte, sull'associazionismo e sui giovani ed hanno formulato valutazioni e giudizi sull'azione delle pubbliche istituzioni verso gli italiani all'estero.
Nel pomeriggio, ospiti in Municipio del Consiglio Comunale degli stranieri (Ausländerbeirats) di Saarbrucken con il suo Portavoce Mohamed Maiga, si è svolto un intenso dibattito al quale sono intervenuti oltre al Responsabile dell'Istituto Fernando Santi della Saar Guglielmo Scandariato , numerosi italiani impegnati a diversi livelli nella realtà del Land: Tra questi: Corallo Giovanni presidente della Famiglia siciliana e membro del Comites, Barba Giovanni, Antonio Valente e Carmelo Vitello, presidente della famiglia siciliana di Völklingen e del Cais, il comitato assistenziale italiano del Saarland,, Caterina Perino della Caritas di Saarbrucken, Giovanni Di Rosa presidente della famiglia siciliana di Saarlouis.
Nella circostanza i rappresentanti dell'Istituto nella Saar hanno anticipato le iniziative di rilancio dell'associazione concordate con l'Istituto F. Santi nazionale. "Vogliamo accentuare la dimensione europea con la quale viviamo la nostra realtà pluriculturale di italiani che vivono e lavorano in Germania" - ha detto Di Bernardo e per questo - ha proseguito- l'associazione intende strutturarsi ed operare nella dimensione della Macroregione SaarLorLux, un 'area di forte collaborazione, di scambi culturali, di grande dinamismo ed interesse".

lunedì 14 luglio 2008

Rino Giuliani: Partiti , sindacati, patronati e associazioni


Recentemente, all’indomani della messa a punto delle regole di funzionamento dell’organizzazione del PD, stando ai testi di agenzia, un parlamentare di quel partito ha detto:

"Adesso occorre riprendere e in alcuni casi avviare una grande discussione ed un vero confronto dentro al Partito, coinvolgendo senza indugi quanti - singoli cittadini, associazioni, rappresentanti di Consulte Regionali per l'Emigrazione, sindacalisti o esponenti di patronati - hanno in questi anni creduto e lavorato perché i valori ispiratori delle forze politiche del centro-sinistra italiano trovassero anche all'estero una loro adeguata rappresentanza."

Quel parlamentare, si è limitato ad esprimere l’auspicio che, una volta decise le regole interne, si potesse avviare dentro il partito “una grande discussione”, un confronto ritenuto vero, reale, se ad esserne protagonisti fossero stati non i soli aderenti al partito ma altri, persone singole: cittadini, sindacalisti, esponenti di patronato, rappresentanti delle Consulte Regionali per l’Emigrazione e le associazioni.

Quest’ultime, in quanto tali chiamate al confronto interno, gli altri soggetti invece (sindacati, patronati, Consulte regionali dell’emigrazione) con l’implicito riconoscimento della loro autonomia formale deducibile dalla distinzione fatta fra persone fisiche, invitate, e soggetti collettivi d’appartenenza

Per quel che è dato sapere molti fra i diversi soggetti operanti nel sociale, associazioni, sindacati, patronati hanno auspicato, più che il successo di una coalizione di governo o addirittura di un solo partito, un quadro di rinnovamento della nostra società italiana fondato sulla democrazia rappresentativa, pluralistica, derivata dalla Costituzione italiana, sull’affermarsi di una maggiore giustizia sociale, sulla esigibilità dei diritti di libertà uniti a quelli sociali per la cui attuazione è compito dello stato svolgere un ruolo attivo.

Ognuno dei soggetti collettivi che ha condiviso tale traiettoria, si è mosso dalla sua rappresentanza sociale, dai diritti e dalle attese dei quali si è fatto interprete.

Personalmente non credo che ci siano sindacati dei lavoratori o patronati sindacali che in tutti questi anni abbiano “creduto e lavorato” perché i valori ispiratori delle forze politiche del centro-sinistra italiano trovassero anche all'estero una loro adeguata rappresentanza"

Non lo credo e non vedo identificazione, compenetrazione con schieramenti politici o singoli partiti. A maggior ragione in realtà composite come le Consulte regionali dell’emigrazione.

Non è stato e non è questo il fine dell’azione dei sindacati abituati a valutare ed a rispondere ai governi sulla base delle proprie autonome rivendicazioni e delle risposte ricevute.

Non è questo il fine di strutture di servizio quali sono i patronati che in modo encomiabile dalla loro istituzione ad oggi, in modo impegnativo, spesso surrogatorio dei pubblici servizi, si organizzano, anche all’estero, per dare sostegno ai lavoratori in un welfare continuamente in evoluzione.

Neanche presuntivamente c’è da credere che esistono governi amici e governi nemici.

L’orizzonte dell’immediato non può essere delimitato da una falsa antinomia.

Non è un caso che anche prima della recente campagna elettorale la CGIL abbia di nuovo riaffermato, come scelta dell’organizzazione, il vincolo di un impegno esclusivamente sindacale.

Come non altrimenti se si vuole tenere anche il filo imprescindibile dei rapporti unitari fra tutte le centrali sindacali e se si vuol prendere atto che ormai da molto tempo la libera adesione al sindacato avviene in autonomia dalle personali decisioni di voto o dalla adesione ai partiti politici e che al sindacato si richiede di rappresentare il mondo del lavoro.

Quanto alle associazioni, il superamento dell’eventuale collateralismo ed una grande, articolata unità al loro interno ne esalta il ruolo di rappresentanza e la capacità di direttamente confrontarsi senza mediazioni interessate.

Spazi e ruoli distinti non annullano tuttavia la necessità di confronti fra tutti, non “dentro” ma in sedi liberamente scelte, trasparenti in cui le identità non si confondono ed i diversi ruoli restano distinti. Se così non fosse le affermazioni ultimamente numerose sull’interesse ad avere un associazionismo libero, autonomo e propositivo mostrerebbero un carattere strumentale che è meglio far cadere.

Ci resta difficile equiparare le citate affermazioni ai soliti piccoli innocenti “mantra “ del politichese sopravvissuto a tutto. Aldilà delle personali buone intenzioni, le affermazioni citate riflettono un modo di pensare diffuso nei partiti difficilmente condivisibile e non utile ai cittadini.

Con molto rispetto, sommessamente, inviterei a riflettere sugli effetti derivanti da un modello di relazioni quale quello prefigurato.

Il dirigente del PD Eugenio Marino che si occupa degli italiani all’estero, a sua volta, in maggio ad un seminario sullo statuto svoltosi in Parigi, dice di più e parla di “coinvolgimento della società civile” che” trova ancora delle resistenze a farsi coinvolgere nell’attività politica”. Di questa una parte è individuata con il “mondo dell’associazionismo, del sindacato e dei patronati”.

Si tratta di un universo vasto - aggiunge Marino- che “sicuramente è fisiologicamente in esaurimento, ma che partecipa al voto, e spesso in maniera compatta”.

“Con quest’associazionismo, a mio avviso, prosegue Marino, dobbiamo cercare un rapporto stretto e possibilmente codificato. Così come dobbiamo cercarlo con i giovani, restii alla politica. Il tutto dovrebbe prevedere, in qualche modo, oltre al dialogo anche forme di rappresentanza di queste realtà all’interno del partito”.

Sopravvive, come si vede, nel lessico di partiti deideologizzati una terminologia che riflette l’idea cara al partito totalizzante di un tempo, al “principe collettivo” il quale, nella sua intrinseca diversità/superiorità, nella sua storica funzione salvifica era pronto a tutti i tatticismi, a tutte le logiche diassimilazione di quanto a sé esterno in una incessante dialettica di doppie verità funzionali ai propri fini istitutivi. Il verbo coinvolgere non solo non è divenuto desueto come altre espressioni quali “il campo socialista” “partito di lotta e di governo”, “il fronte antimperialista” ecc. ma seguita ad essere presente, a tutto campo, per segnalare la stessa aspirazione , per significare cioè la realizzazione di qualcosa che serva a coinvolgere nella vita del partito tutto quello che, esterno, non è direttamente governato ma che è utile al raggiungimento dei fini del partito stesso.

Quello che si vuole indicare come metodo, strumento e fine intermedio, è un processo che è in grado di cum-in-volvere, di rendere partecipi, di avvolgere in profondità, di trascinare assieme, di travolgere e di assorbire al proprio interno.

La strategia che è sottesa, nei fatti, è all’opposto di quel pluralismo rispettoso delle diverse forme di rappresentanza presenti all’estero tra gli italiani e che anche nella bozza del recente documento del CGIE sull’associazionismo viene esaltata e difesa.

Partiti che dibattono sull’idoneità di un modello “liquido” di partito, che al contempo sembrano presi da un’ebbrezza organizzativistica, partiti che ritengono (si presume pensando all’estero) sindacati, patronati e associazioni in esaurimento, trovano più facile pensare, forse, tali realtà come stanchi spezzoni, arcipelaghi alla deriva con i quali, con modalità da definire di volta in volta, si acquisiscano storia e rappresentanza.

Per quel che è dato leggere i sindacati, ( limitandoci a qualche esempio) non sono intenzionati all’estero a rinunziare al loro protagonismo. Al riguardo può essere illuminante la lettura dei documenti della conferenza d’organizzazione dello SPI CGIL che punta, con una sua organizzazione diffusa, alla tutela degli italiani anziani a partire soprattutto da quelli non abbienti. Anche i patronati le cui sedi operative sono in crescita costante non sembra abbiano deciso di ritirarsi .

La relazione di fine maggio del Presidente dell’Inca Minnelli rilancia un impianto delle strutture collegate (le associazioni Inca all’estero) in direzione di una maggiore qualificazione e di una sinergia funzionale con la prevedibile crescente struttura dei pensionati CGIL.

Ma poi la strada proposta, aldilà della eventuale condivisione, deve essere quella della realizzazione di “un rapporto stretto e codificato” con la previsione di “forme di rappresentanza di queste realtà all’interno del partito”?

Se poi il fine dei partiti italiani all’estero è la ricerca del consenso elettorale fra italiani la cui quotidianità si risolve e trova soluzione dentro l’orizzonte dei paesi in cui vivono o sono nati, perché non accettare il fatto che c’è un pluralismo della rappresentanza con spazi diversi e distinti, con proprie dinamiche e che non è assolutamente necessario seguitare, come nel passato a riaffermare o a riconoscere, a priori, la sovraordinazione di un soggetto, il partito, rispetto ad altri soggetti collettivi.

La cosa migliore sarebbe avere il senso della misura necessaria, rinunciare al demone della ”reductio ad unitatem”, alla spinta costante verso il coinvolgimento di soggetti collettivi, alla scrittura di codici che definiscano il livello di appartenenza e la eventuale reciprocità nel dare ed avere.

Una società che s’ispiri ai valori di libertà, deve poter accettare il fatto di mettere i partiti, organizzazioni private di singoli cittadini, alla pari con altre realtà, soprattutto quando ci si muove dentro ordinamenti giuridici statuali sovrani. Partiti leaderistici e plebiscitari i cui modelli organizzativi sono lontani anni luce dall’idea dei partiti, cerniera fra società civile e istituzioni elettive assunta a suo tempo dai Padri Costituenti, possono solo utilizzare tecniche consociative che non rendono giustizia al valore che le associazioni possono mostrare nel loro libero, autonomo dispiegarsi.

La cultura democratica che c’ispira, l’autonomia culturale ed organizzativa, il pluralismo delle associazioni ma anche dei sindacati e dei patronati, in genere strutture di servizio dei sindacati, devono poter prescindere dal consociativismo anche da quello basato su rapporti stretti e codificati.

Il dibattito ormai inoltrato sul rinnovamento dell’associazionismo sta facendo emergere in modo sempre più trasparente l’indisponibilità verso forme aggiornate di nuovo collateralismo, a legame forte o a legame debole.

Le elezioni sono alle nostre spalle. Proviamo tutti ad apprezzare ed a favorire la permanenza attiva di una pluralità di soggetti autonomi, impegnati fra gli italiani all’estero. E’ la nostra Carta Costituzionale il filo tricolore che deve legare tutti noi cittadini con un’identità comune e con grandi finalità comuni.

Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

martedì 22 aprile 2008

DOMENICO MESIANO : OLTRE I RISULTATI ELETTORALI




Comunicato stampa

OLTRE I RISULTATI ELETTORALI, A CONTATTO DELLA GENTE SUI POSTI DI LAVORO, NELLA SOCIETÀ, PER COSTRUIRE UN RAPPORTO DI FIDUCIA FATTO DI IMPEGNO E CONCRETEZZA PER LA SOLUZIONE DEI NUMEROSI PROBLEMI CHE ATTANAGLIANO I CITTADINI, IN ITALIA E ALL’ESTERO.

Innanzi tutto, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno creduto nella lista e nei candidati socialisti e che ci hanno onorato con il loro voto e le loro preferenze. Un grazie di cuore, perché ha smentito tutti coloro che hanno predicato falsità e bugie con la storia del voto utile e delle innumerevoli promesse. Noi speravamo molto di più. C’eravamo fissati un obiettivo ambizioso: riuscire a far eleggere almeno un deputato nel collegio Europa. Per questo dovevamo raggiungere almeno 30'000 voti. Così non è stato e ci siamo fermati a poco più della metà. Abbiamo messo tutto il nostro impegno e la nostra forza, utilizzando al meglio anche le poche risorse finanziarie a disposizione, sfruttando al massimo ogni qualsiasi opportunità per far circolare le idee ed il programma del Partito. Siamo partiti in ritardo, abbiamo cercato di recuperare ed in molte situazioni abbiamo corso alla pari con tante altre forze, sempre in maniera trasparente e leale. Su questo terreno possiamo certamente dare lezioni a tutti gli altri. Senza ombra di dubbio e possibilità di smentita. Si può perdere lealmente, si vince, in molti casi, con l’inganno e le bugie. La polarizzazione dello scontro e la poca visibilità sui mass media ci ha fortemente danneggiato. Ma certamente ci hanno danneggiato di più le numerose e gratuite bugie del PD e del suo capo bastone Veltroni, le scelte di tanti “socialisti” di correre sotto l’ala protettiva del grande capo, attratti da un progetto che allo stato attuale non è né carne e né pesce. E già puzza di bruciato. Il risultato di queste scelte è la consegna del paese a Berlusconi ed al centro destra, eliminando in un sol colpo i socialisti e la sinistra alternativa dalle aule del Parlamento italiano. Mai così in basso, mai peggio di così. E poi, siamo sinceri, lo dice la storia, chi vince non sempre ha ragione anche se ha i numeri per governare. Basta aspettare un poco per vedere come stanno realmente le cose, anche in questo caso. Sia chiaro, queste considerazioni non vogliono essere una scusa per giustificare il risultato. Ma sono soltanto riflessioni per far capire e capire meglio il contesto in cui si è svolta questa competizione elettorale.

La nostra ostinazione ha permesso per la prima volta dopo tanti anni di vedere sulle schede elettorali il simbolo del Partito Socialista con una lista di socialisti, con un programma specifico che portava avanti le idee ed i valori del riformismo laico, socialista e libertario accanto ai problemi concreti delle nostre collettività all’estero. Problemi che in questi lunghi anni ci hanno visti sempre impegnati nei COMITES, nell’Associazionismo, nel Sindacato, nei posti di lavoro a difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei deboli e degli oppressi.

Anche senza rappresentanza parlamentare, continueremo su questa strada cercando di metterci maggiormente all’ascolto della gente e dei loro problemi, per costruire un rapporto di fiducia. Una fiducia che non viene richiesta in bianco, ma sulla base di impegni e atti concreti che quotidianamente siamo in grado di portare avanti nella ricerca di soluzioni ai numerosi problemi che attanagliano la vita dei cittadini, in Italia e all’estero.

Bisogna andare oltre i risultati elettorali, denunciare i tatticismi e le posizioni di comodo, stringere i denti e badare alle cose concrete, ai rapporti costruiti nel tempo sulla base di un comune discutere e procedere nella ricerca di soluzioni per gli annosi ed innumervoli problemi che toccano ed interessano la realtà delle nostre collettività all’estero. La scuola, i servizi consolari, le questioni fiscali, i problemi dei giovani e quelli degli anziani, la promozione del Sistema Italia, la diffusione della lingua, la valorizzazione della produzione culturale delle collettività italiane all’estero. Problemi antichi che richiedono oggi una rilettura e soluzioni innovative che tengano conto dell’evoluzione della situazione. Quindi, che vanno attualizzati alle dinamiche odierne della nostra emigrazione e collettività residenti all’estero nei diversi contesti e Paesi. E’ quello che il Partito Socialista ha proposto nel suo programma e che da subito porterà avanti in ogni contesto.

Oltre il voto, quindi, ben ancorati alla realtà e con nuovo vigore, pronti a chiedere conto agli eletti degli impegni presi e delle promesse fatte, senza sconti per nessuno, maggioranza od opposizione che dir si voglia. La vera campagna elettorale, per noi, comincia veramente adesso.

Uvrier, 22 aprile 2008/DM/mm

www.mesiano.ch

venerdì 18 aprile 2008

DIFENDERE IL PATRIMONIO SOCIALISTA

PUNTO A CAPO

Queste elezioni hanno cambiato il profilo politico dell’Italia facendola diventare un Paese spurio rispetto a tutti gli altri Paesi europei con i quali condivide invece non solo la propria collocazione geografica, ma anche una integrazione economica-politica di carattere continentale.

L’Italia, infatti, dal l4 aprile 2008 è diventato l’unico Paese che nel proprio Parlamento non è rappresentata la sinistra politica e il Partito Socialista.

E non avere nel Parlamento italiano una rappresentanza della sinistra e del Partito Socialista significa che lo stesso Parlamento sarà sicuramente meno impegnato a battersi contro la ferocia delle distorsioni della globalizzazione e contro le regole del “Dio mercato” piegato totalmente alle esigenze delle rendite finanziarie, come sta a dimostrare la preoccupante crisi mondiale che stiamo attraversando. Significherà, inoltre, che il Parlamento italiano, la cui stragrande presenza è di centro centro-destra, troverà superfluo (forse addirittura fastidioso) battersi per la difesa della laicità dello Stato e dei diritti civili e personali. Ciò vorrà dire avere un Paese fuori dalla propria tradizione sociale e culturale, conquistata da oltre un secolo di lotte fatte dal Partito Socialista.

Mi verrebbe da dire che non ci rimane che piangere. Ma non è questo il momento per piangerci addosso e abbandonarci al lamento.

Centosedici anni di lotte condotte in Italia del Partito Socialista ci obbligano a riprendere a fare politica, perché il 14 aprile è stata una terribile sconfitta politica, ma non può, ne deve, essere la fine del socialismo in Italia, come invece pare essere negli auspici, nella volontà (e nei sogni) di Veltroni e Binetti e di tutto il gruppo dirigente del Partito Democratico che, con una notevole faccia di bronzo, si sono presentati come il “nuovo” e il “vergine” della politica italiana. Un “nuovo”(si fa per dire) che vede in prima fila Prodi, Veltroni, D’alema, Violante, Bersani, Fassino, Finocchiaro, Franceschini, Marini, Rutelli, Rosy Bindi, Binetti, ecc. ecc., tutti che operano ai livelli alti della politica da almeno trent’anni. Alla faccia del nuovo !!!

Il condottiero Veltroni che a suo dire non è mai stato comunista (doppia faccia di bronzo) ha condotto una impegnativa campagna elettorale contro la sinistra e contro i socialisti alla faccia del decantato buonismo, e ha assunto, di volta in volta, fattezze camaleontiche per cui a Vicenza e a Pontedera si è sentito imprenditore portando nelle liste del PD il giovane Colaninno, proprietario della Piaggio e presidente confindustriale dei giovani imprenditori, e il sig. Calearo, imprenditore in Veneto e bestia nera della FIOM/CGIL ; a Milano ha fatto il cineasta con George Clooney, nelle varie librerie e incontri culturali si atteggiava a Zapatero, agli incontri con i moderati faceva il Sarkozy, a Torino si è messo la tuta degli alti forni della Tyssen. Ma tutto ciò non le è servito a raggiungere il sogno del potere, perché le elezioni le ha perse, e anche malamente.

Infatti, mentre il Veltroni girava per l’Italia a dire che “si può fare” e a dichiarare che era avvenuta la straordinaria rimonta rispetto all’avversario , la stragrande maggioranza degli italiani gli ha detto, con una chiarezza e consistenza mai registrata nella storia della repubblica italiana, che con lui e la sua squadra “non si può fare”.

Il Partito Democratico e Veltroni hanno quindi perso le elezioni, regalando al centro destra una vasta maggioranza nel Parlamento italiano.

Questo evento e la prospettiva di una lunga opposizione e di un altrettanto lungo digiuno dal potere (emblematiche sono state le lacrime in diretta del ministro Melandri), nel Partito Democratico affiorano già nervosismi e gli antichi schemi del rimpallo delle responsabilità che farà crescere la tensione fra gli ex DS e gli ex DC.

Frecciate, recriminazioni, accuse saranno i piatti amari quotidiani dentro il “loft” del PD, e prima o poi arriverà (metaforicamente) anche qualche polpetta avvelenata quando ci sarà da sistemare al meglio (dove ?) la folta schiera degli ex ministri, ex vice ministri e sottosegretari del governo Prodi che stanno rientrando nel Partito Democratico e che, pare, non siano molto graditi.

E poi come si metterà la situazione con il parlamentare Di Pietro che in virtù dell’aumentata influenza politica e parlamentare si è già rimangiato l’accordo pre elettorale del gruppo parlamentare unico, per costituirne uno proprio ?

E non da ultimo quale potrà essere la sintesi politica tra la Binetti e i radicali ?

La prima conseguenza per Veltroni, peraltro già apparsa sulla stampa, sarà che non potrà più considerarsi l’uomo solo al comando, ma gli sarà affiancata una gestione collegiale che inevitabilmente porterà fibrillazioni e opposizioni con conseguenze imprevedibili sulla tenuta delle varie anime che compongono il PD. E allora è da dare per scontato che Bettini, il regista di tante “pensate”, avrà esaurito il collante della promessa di una fetta di potere che non ci sarà più.

Bene, se questa è la situazione,è evidente che ci sono tutti gli spazi per ricostituire un forte Partito Socialista e quindi dobbiamo chiederci sul cosa fare per riprendere un cammino che non può interrompersi e che oggi è più che mai necessario per la politica italiana, per la politica europea e per i lavoratori del nostro Paese.

E allora che cosa fare ?

Innanzitutto aprire una seria discussione sui nostri limiti e sui nostri errori per superarli, in un dibattito franco e senza ripicche personali, per aprirci, invece, alla società e a quei movimenti come il sindacato e la cooperazione che rappresentano le forze più vive della società e l’ossigeno politico e culturale per un partito di sinistra riformista come il nostro. E naturalmente chiamando a raccolta tutti coloro (anche chi per una battaglia persa contro Berlusconi ha votato PD piuttosto che Partito Socialista) che sentono e vogliono ricostituire in Italia una sinistra liberale.

Questo perché i socialisti hanno un dovere verso se stessi e verso la società, resa orfana della sinistra per responsabilità di Veltroni e PD, di ricostituire anche insieme ad altre componenti della sinistra un punto di riferimento politico e organizzativo per tutti coloro che attualmente hanno bisogno di riferimenti e rappresentanza.

Per fare questo dobbiamo ripartire riappropriandoci delle nostre idee che sono maggioritarie in Europa e che sono alla base di ogni progresso e civiltà. E sappiamo che dobbiamo ripartire da un dato elettorale che ci presenta un’impresa difficile, ma certamente possibile. Perché il dato elettorale è solo una parte minoritaria dell’area socialista nella società, come dimostrano i positivi dati elettorali raccolti fra i cittadini italiani all’estero.

Non dobbiamo farci spaventare dalla batosta elettorale sapendo che c’è un grande lavoro da fare con grande modestia, ma che è sostenuto dall’orgoglio di chi vuole difendere il grande patrimonio socialista.

Per questo, proprio in questo momento di grande delusione, ritengo che i militanti e simpatizzanti socialisti debbano sentirsi impegnati alla necessaria ricostruzione del Partito Socialista perché le sue idee rispetto ai grandi temi della democrazia, della socialità, della libertà, della sicurezza, della laicità e dei diritti civili e personali, sono da sempre all’avanguardia, sia in Italia che in Europa.

GIUSEPPE DE BORTOLI, coordinatore del Partito Socialista in Svizzera

Neuenhof 2008-04-18

mercoledì 16 aprile 2008

Cefisi: i socialisti ci sono // Craxi: risultato significativo

Cefisi: i socialisti ci sono

Italiani all'estero, risultati ben diversi dalle politiche

"I socialisti non sono scomparsi ed è ragionevole ritenere che una gran parte in Italia abbia votato Veltroni, perché onestamente preoccupata di esprimere un 'voto utile'. Lo ha dichiarato il coordinatore della campagna socialista all'estero, Luca Cefisi, registrando come i dati del PS nella circoscrizione Estero siano di valore triplo rispetto a quelli in Italia. "Abbiamo registrato un'onestà d'intenti di decine di migliaia di nostri compagni ingannati dalle bugie del PD, e personalmente di Veltroni, che ha dichiarato di essere 'quasi' vicino a battere Berlusconi, pur sapendo perfettamente che si stava preparando una sconfitta epocale per tutto il centrosinistra. Molti nostri elettori sono stati così convinti dalla spaventosa fanfara mediatica in nome del 'voto utile'. Una prova di questo è nel risultato tra gli italiani all'estero, dove il diverso sistema elettorale ha fatto sì che gli elettori socialisti si siano orientati senza timori verso il loro naturale partito di riferimento. Un'altra prova è nel risultato delle elezioni locali, comunali e provinciali di questi stessi giorni, che danno risultati per il Ps ben diversi da quelli delle politiche. Il risultato nella Circoscrizione Estero, benché non abbia portato eletti socialisti in Parlamento, ha indicato un seguito socialista consistente. Liste preparate in pochi giorni e senza sufficiente supporto finanziario - conclude Cefisi - con pochissime risorse organizzative, portate avanti con il volontariato, di fronte a campagne miliardarie condotte dagli avversari, hanno conseguito, tra l'altro, l'8% in Francia, quasi il 7% in Belgio e Spagna, 4% in Argentina, 5,7% in Uruguay".

Craxi: risultato significativo

"Gli italiani residenti all'estero assegnano al Partito socialista - afferma Bobo Craxi - un saldo molto onorevole e significativo. Ciò significa che i nostri connazionali nel mondo comprendono l'importanza dell'esistenza del Partito socialista nel nostro Paese. Si tratta di un dato che segnala una grande maturità, anche se purtroppo reso inutile da una legge elettorale ingiusta ed ingannevole".

martedì 15 aprile 2008

Elezioni 2008 : da Giuseppe Ardica

Cari Compagni,

E' mio desiderio ringraziare Lino Magnano, Joe Caputo e tutti i compagni per il grande sforzo effettuato in questa campagna elettorale: prima di tutto un grazie a Luca Cefisi, che tanto si e' speso per le nostra compagini socialiste all'estero, anche se qualche risorsa in piu' forse poteva aiutare un po' (ma capisco anche, alla luce dei risultati ottenuti, l'atteggiamento economico del partito); voglio inoltre ringraziare anche i miei compagni del comitato elettorale di Melbourne (grazie Elena, Gaetano, Gerardo, Francesca, Rosanna, Sam e tutti quanti), con i quali abbiamo anche fatto notte, le 3.30 am, a imbustare le lettere; un altro ringraziamento va ai compagni che hanno lavorato nella circoscrizione IV Africa-Asia-Oceania-Antartide e che tanto si sono spesi per un bel risultato del Partito Socialista: grazie Edoardo Crisafulli da Israele, Giovanni Chierici dal Mozambico, Luca Cosmai da Hong Kong, Nicola Cirimele dalla Tunisia e tutti coloro (perdonatemi se dimentico di nominare qualcuno) che hanno contribuito al risultato nella nostra circoscrizione. Infine un sincero augurio a tutti gli altri compagni che hanno lavorato nelle altre circoscrizioni per il Partito Socialista, ed e' anche voi che mi rivolgo con queste mie considerazioni.

Una sconfitta di questo genere non la si vedeva da tempi immemori: io faccio politica da oltre 20 anni (da quando ero adolescente) e una batosta cosi' dura non me la ricordo!!

Il risultato del Partito Democratico (la loro crescita) e la vittoria di Berlusconi delle liberta' annacquano la grande questione di questa elezione: la totale cancellazione di ogni forma di Sinistra nelle istituzioni parlamentari italiane, che essa sia di natura socialista, comunista, movimentista. La sinistra e' stata cannibalizzata da Veltroni.

A questo punto, essendo inutile piangere sul latte versato, bisogna ripartire immediatamente ed occupare lo spazio a sinistra del Partito Democratico che e' terribilmente vuoto: finalmente il re e' nudo. Dico questo perche' ho avuto l'impressione che lo spazio a sinistra del PD fosse GIA' vuoto, solo che con tutte le sigle dei partiti che lo affollavano, si aveva l'impressione di essere piu' grandi e numerosi di quanto le urne non ci abbiano detto! Dopo le elezioni, ci siamo resi conto che quello spazio e' veramente vuoto, e che va riempito di contenuti e di politica.

Per noi che viviamo all'estero e sicuramente facciamo gia' attivita' politica localmente non ci sara' la sensazione di spaesamento che immagino oggi abbia colto i compagni che fanno politica in Italia. Immagino che al momento si sentano come dopo il passaggio di un uragano che spazza via tutto senza lasciare nulla. Noi italiani all'estero abbiamo un riferimento di sinistra dal quale partire: tutti i compagni che gia operano e lavorano con i partiti Socialisti, Laburisti, Socialdemocratici in tutto il mondo, possono contribuire con la voglia di fare, le cose buone che ci sono nei loro rispettivi partiti locali, politicamente e strategicamente (e credo ne abbiamo bisogno!)

Per avere successo in questa (concedetemi) missione di ricostruzione della Sinistra abbiamo a quindi a disposizione le nostre esperienze politiche (in Italia ma sopratutto fuori dall'Italia), una grande voglia di riscatto e una immensa rete di italiani di sinistra nel mondo
: avviamo la costruzione di un network di collaborazione tra tutti coloro che gia sono impegnati nelle istituzioni (COMITES, CGIE, Enti, agenzie, associazioni, Consultori regionali, compagni che lavorano nelle rappresentanze diplomatiche ecc), valorizzando tutte le risorse e gli uomini che si sono misurati tra di loro e cimentati in questa avventura elettorale, sfruttando la enorme rete associativa presente nel territorio in tutti gli angoli della terra e sfruttando la grande voglia di attivismo di tutti coloro che sono impegnati nelle associazioni. Dobbiamo coagulare i nostri sforzi e le nostre forze e idee perché il grande patrimonio associativo, umano e finanziario non vada perduto.


Il nostro impegno deve essere quello di continuare a lavorare per potenziare la collaborazione tra le infinite realtà associative che operano da decenni, recuperando anche l’interesse delle generazioni successive che sembrano non interessarsi a quello che fanno i loro padri nei vari clubs ma che comunque si sentono anche loro Italiani al 100%; dobbiamo stimolare il loro interesse e la loro partecipazione perché loro rappresentano il futuro della comunità italiana nel mondo.

Cari compagni, non perdiamoci di vista, mi piacerebbe ricevere commenti: teniamo d'occhio l'Italia per vedere i prossimi sviluppi, ma al tempo stesso prepariamoci seriamente ad affrontare le prossime sfide.

Un caloroso abbraccio.


Giuseppe Ardica

La sinistra italiana allo sbando

La sinistra italiana è allo sbando. Colpa di una mancata revisione ideologica che non puo' prescindere dal ricorso alla onestà intellettuale. Veltroni ha perso le elezioni ed ha perso, a nostro avviso, anche la scommessa del Partito Democratico, che non cresce, rispetto alle elezioni del 2006, che di pochi punti percentuali. Un Pd che fagocita punti preziosi alla sinistra massimalista, ma che non avanza di granché e non batte l'odiato competitore Berlusconi, che festeggia. Quanto ai socialisti, che dire, scopriamo ora che lo SDI non aveva neanche un voto da portare in Costituente e che la campagna elettorale sensazionalistica alla disperata ricerca di visibilità ha toppato nel messaggio. Un messaggio che tra Laicità e Ribellione ha lasciato trapelare, in vero, fra la gente, solo una ostentata delusione per il "no" di Veltroni, facendo apparire i Socialisti come subalterni benché autonomi ed anche un po' sfigati. Qualche dirigente insiste sul tema della "inspiegabilità" del "no"di Veltroni. Viene da dire: a chi importa questo "no"? Una cosa avevano i socialisti: l'Autonomia ritrovata, e la classe dirigente, ora dimissionaria, ha fatto di tutto per offuscare questo asset. La seconda Repubblica si basa ancora su Tangentopoli. Veltroni l'Americano, una volta Amerikano, si porta dietro il fido poliziotto Di Pietro, a significare che loro sono i buoni e che la "questione morale " di Berlinguer è ancora valida. La gente pero', e tra loro soprattutto i socialisti che nel 1993 erano il 18%, vota ancora Berlusconi, il campione dell'anticomunismo e della denuncia della magistratura politicizzata, ancora identificato come l’erede di Craxi.. Nulla cambia, tanto meno l'insipienza analitica della classe dirigente SDI che ha dovuto controvoglia sfidare Veltroni e la sua armata brancaleonica senza pero' tirare mai fuori gli artigli come la situazione richiedeva. Ora si apre una fase congressuale, con i pochi che rimarranno, fra i socialisti. Si aprirà però anche una fase di analisi in tutta la sinistra italiana, incapace di governare (con Prodi che è caduto dopo meno di due anni) ed incapace di vincere le elezioni. Una sinistra nel complesso allo sbando, in contro tendenza con i partiti della sinistra di tutta Europa, felicemente al governo in Spagna Inghilterra, vincenti alle amministrative in Francia. Europa Riformista, nel suo piccolo, contribuirà a questa analisi, senza tifare per nessuno, interessata solo al Riformismo.

EuropaRiformista // Luxumburg - Dienstag, 15. April 2008

lunedì 14 aprile 2008

approfondimento di Pia Locatelli

L’Italia non cresce senza l’Europa


di Pia Locatelli


Pochi giorni fa, il Parlamento europeo ha dato il via alla costituzione dell'Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia (IET): è un’altra realizzazione del 7° Programma quadro europeo per la ricerca e la tecnologia, a cui come parlamentare europea lavoro almeno dal 2005.
Ascoltiamo tutti una cronica lamentela, ormai abituale sulla stampa italiana: “il Paese non cresce”. Questo è vero, ma sono anche convinta che le ragioni siano sotto gli occhi di tutti, anche se pochi sembrano intenzionati a porvi mano.
Pure in questa campagna elettorale, anche da parte di molti dei candidati di spicco dei due partiti cosiddetti principali, sono state agitate idee obsolete, provinciali e fintamente patriottiche, secondo cui l’Italia deve ritornare competitiva con la Spagna, oppure la Cina o la Thailandia, oppure sollevare barriere protezionistiche, idee ispirate al ritorno ad un’economia a basso costo del lavoro e bassa tecnologia.
No, il ritardo dell’Italia è un ritardo nello sviluppo dell’economia della conoscenza, e nella coltivazione delle sue risorse umane. E questo si fa non contro l’Europa, ma con l’Europa, non contro la globalizzazione, ma interpretandola e governandola, E’ chiaro che l’Europa e l’Italia hanno bisogno di più ricerca. Più ricerca significa in primis più ricercatori e ricercatrici, gli obiettivi di Lisbona e di Barcellona del 3% del Pil per la ricerca comportano una presenza di otto ricercatori ogni mille presenze nel mercato del lavoro, cioè circa 700.000 nuove figure entro il 2010. Non ci arriveremo, e questo è già un guaio: attualmente la media europea è di 5,1 ricercatori/trici, mentre gli Stati Uniti sono a quota 8, il Giappone a quota 10. In Europa, il Belgio è a quota 6,9, la Gran Bretagna 5,6 e l’Italia 2,7.
Questo cattivo uso delle risorse umane, questo spreco dell’intelligenza, nella nostra economia, colpiscono specialmente le donne, che sono mediamente più scolarizzate ma meno occupate e meno retribuite degli uomini.
Qualcuno pensa ancora che questo sia un punto non centrale rispetto ai problemi dell’insieme del Paese. E’ vero il contrario. Abbiamo in Italia una priorità, la crescita: dal 2000 al 2006 siamo cresciuti in media dell’1,2% annuo. E per crescere il numero di ore lavorate e la produttività sono cruciali. Se si guarda al tasso di occupazione, che determina il numero di ore lavorate, abbiamo due problemi: i bassi tassi di occupazione delle donne e degli/delle ultracinquantenni. Secondo l’Ocse, questi due svantaggi rispetto alla situazione di altre economie sviluppate comportano una perdita di almeno il 10% del Pil.
Ecco perché le politiche di parità tra donne e uomini contribuiranno in modo significativo a rispondere alle sfide. Occorre poi rendersi conto che se fino a non molti anni fa era la famiglia a modellare i ruoli sociali e quindi le scelte professionali, oggi è il lavoro a modellare la famiglia. Nel 1960, il tasso di occupazione femminile era del 28% in Italia, del 26,1% in Norvegia. Nel 2000: Italia appena sotto il 40%, Norvegia 73,4%. L’Italia, insieme a Grecia e Spagna, ha anche i record più bassi di occupazione femminile e di fecondità: piaccia o non piaccia ai bacchettoni e ai maschilisti, le donne non fanno pochi figli quando portano i pantaloni sul lavoro, ma quando non possono contare su politiche sociali e su garanzie di pari opportunità, e allora devono sacrificare lavoro o famiglia, con esiti sempre dolorosi.
Qui entra in gioco il ruolo della spesa pubblica: che una certa retorica neoliberista vede come uno spreco, quando è invece (se orientata a servizi e obiettivi) una leva indispensabile per lo sviluppo: in Danimarca la spesa per l’infanzia è pari al 2,7 % del Pil; in Italia tutta la spesa per le famiglie (dove entra anche il discorso sugli anziani) è pari all’1,1%. Notate questo parallelo: in Italia l'1,1% del Pil in spese per le famiglie e servizi pubblici per bambini da 0 a 3 che accolgono il 9% dei bambini; in Francia 2,8% del Pil e 34% dei bambini; in Danimarca 3,8% e 48%.
In Italia c’è la tassazione su base individuale, ma qualcuno propone di andare verso il quoziente familiare. Non facciamolo! L’intervento fiscale più giusto potrebbe essere l’introduzione di un sussidio per le donne lavoratrici con figli. Occorre poi scardinare la percezione che il costo della fertilità sia esclusivamente femminile e rispettare i tempi di conciliazione fra vita familiare e professionale. Congedi di paternità obbligatori, per esempio. In Italia purtroppo la conciliazione fra tempi diversi della vita, siano essi familiari, professionali o della politica, continua ad essere considerata per lo più un affare privato. Le donne lo sanno bene, anche quelle che “ce l’hanno fatta”.
Più donne nel mercato del lavoro, maggiore partecipazione degli uomini alla vita familiare: un po’ più di tempo per tutti, un po’ più d’Europa in Italia.

martedì 1 aprile 2008

il socialismo di Anna Maria Ruotolo


La mia candidatura

La prima ragione dovrebbe essere la mia condizione di donna e madre di tre figli. Linguista, insegnante applicata nella difesa e diffusione della lingua e cultura italiana, mi sono cimentata anche nella scritturale teatrale. La mia attività mi ha sensibilmente avvicinato alla comunità italiana in Germania fino ad essere nominata nel Consiglio di Stato di Brema nel ruolo di Consigliere di Stato per gli stranieri. Questa mia duplice competenza mi ha reso sempre attenta all’evoluzione sociale e politica della condizione degli italiani e dell’emigrazione in generale. La mia candidatura è una dichiarazione di competenza e di impegno, nella lista del Partito Socialista di Boselli, per l’applicazione di un programma coeso, sociale e responsabile.

La mia idea del programma

I dieci punti del Programma del Partito Socialista per gli Italiani all'estero vanno difesi in esteso. Sono temi che, non risolti, gravano ancora su vecchie generazioni di italiani nel mondo e rischiano di perpetrarsi nel codice genetico delle generazioni nuove. È fondamentale impegnarsi per un progetto che tenga conto della coesione tra le aree geografiche ma anche della coesione generazionale. Gli anziani, l’infanzia e i giovani sono quindi i temi sui quali voglio impegnarmi. Lingua e cultura per le quali sono impegnata personalmente e professionalmente. Voglio infine dedicarmi al tema della rappresentanza perché considero che le istituzioni di rappresentanza delle nostre collettività all’estero (COMITES, CGIE) devono essere riformate, integrando la loro attività con quella dei rappresentanti in Parlamento.

Tre buoni motivi per votare Partito Socialista

Perché l’anomalia del Partito Socialista in Italia venga risolta in funzione di un verdetto popolare e non per decisione dei media o di altre formazioni politiche.

Perché i cittadini italiani non perdano l’occasione di vedere applicato nel nostro Paese un programma di dimensioni europee per una convivenza sociale e responsabile.

Perché gli Italiani in Europa e nel mondo devono poter contare su un impegno semplice e essenziale che riduca i disagi della dispersione geografica : “I diritti sono di tutti o non sono diritti”.

il socialismo di Marco Marocco

ELEZIONI POLITICHE ITALIANE 13-14 APRILE 2008 // CIRCOSCRIZIONE ESTERO - EUROPA

COSA E’ UTILE ALL’ITALIA E AGLI ITALIANI ALL’ ESTERO

Per recuperare influenza e considerazione in Europa e nel Mondo abbiamo bisogno di:

Serietà e trasparenza nella vita pubblica;

Capacità di prendere decisioni;

Responsabilità e valorizzazione dei meriti;

Solidarietà e rispetto dei diritti degli individui; Il popolo italiano è straordinario, capace di grandi realizzazioni in tutti i campi. Noi italiani residenti all’estero non abbiamo dimenticato il nostro Paese e possiamo contribuire a realizzare i cambiamenti necessari.

PERCHE’ VI CHIEDO IL VOTO

Per rappresentare gli interessi concreti di chi vive e lavora in Europa

Facilitazione dei percorsi previdenziali (riconoscimento dei periodi contributivi,
sostegno e sviluppo dell’azione dei Patronati)

Sostegno all’associazionismo italiano all’estero assegnare i fondi in convenzione a enti
e associazioni sulla base di criteri più stringenti di efficacia edi effettiva misurazione
del beneficio per le comunità

Scuola Piena e definitiva equipollenza dei titoli scolastici e dei percorsi formativi.

Sostegni piu’ forti all’insegnamento della lingua e della cultura italiana

I risparmi: riconoscere ai cittadini italiani all’estero incentivi fiscali per il trasferimento
dei redditi prodotti all’estero, e per la conservazione della prima casa in Italia

Incentivi alle imprese dei cittadini italiani all’estero che creano flussi di
beni e di servizi con l’Italia

Riforma delle istituzioni di rappresentanza delle nostre collettività all’estero (COMITES,CGIE): integrare la loro attività con quella dei rappresentanti in Parlamento.

Il socialismo di Mario Perrone

Perché ti candidi?

Il mio lavoro sindacale del mezzo secolo scorso è stato intentato ad andare sempre fino in fondo per la risoluzione dei problemi derivanti dal diritto del lavoro e politico-sociale. Con la mia candidatura voglio contribuire alla difesa della dignità e del futuro della persona.

Su quali temi intendi impegnarti in maniera particolare ?

Riforma della legge arcaica sui privilegi consolari (del 1800) - Istruzione per la 3a generazione degli emigrati italiani in Europa . Dare l'Emigrazione agli emigrati


Tre buoni motivi per votare Partito Socialista ?

Perché anche in Italia ci sia un Partito Socialista che si alterni al Governo con i partiti conservatori . Una situazione che esiste da sempre in tutta Europa. In Italia il Partito Socialista è stato sempre sopraffatto dai cattocomunisti con il risultato che in Italia mancano le prestazioni sociali come il sussidio ai giovani studenti ed alle famiglie bisognose.

Con il Partito Socialista ci sarà un impegno perché in tutte le regioni, metropoli europee, vi sia una rete consolare attrezzata con tutti i mezzi moderni e personale competente in tutti i campi. È importante avere e mantenere i consolati per accorciare le distanze ed avere servizi efficienti e cordiali senza demandare ad enti o persone private.

I bambini devono imparare la lingua del luogo all'asilo infantile per non avere difficoltè quando iniziano la scuola. La scuola italiana va frequentata non appena sono stabiliti le fondamenta della formazione scolastica nell'adolescenza. Il Partito Socialista è interessato allo sviluppo della persona.

Il sito del candidato http://www.marioperrone.de

Per scrivere al candidato mario@marioperrone.de